[𝘤𝘩𝘪𝘢̀-𝘷𝘦]
Giano, solitamente raffigurato con due volti, è il dio del passaggio, la divinità della porta, il signore del cominciamento. Tra i suoi elementi caratteristici troviamo la chiave, strumento tipico del lavoro degli Ianitores, dei portinai.1
Tale piccolo oggetto è caratterizzato dalla volontà di preservare un arcano: allude al mistero, all’iniziazione e alla rivelazione.
Una chiave collocata in un luogo fiabesco preannuncia segreti preziosi; serve per aprire uno spazio, una stanza, uno scrigno, un forziere o una cassaforte che contiene qualcosa che si può conoscere o non conoscere, ma che s’intende raggiungere o possedere.
Ogni recinto posto alla soglia è un limite tra i due mondi e solo coloro che possiedono la chiave possono accedervi e uscire senza alcuna difficoltà e danno.
La chiave è la preparazione necessaria per affrontare gli ostacoli, per avvicinarsi alle porte.
E se si accede a una porta, allora si intende cambiare qualcosa di sé stessi.
La vera e propria trasformazione si verifica nel momento in cui subentra l’intento di superare coscientemente la porta e quindi, come ha fatto Alice, di individuare il passaggio giusto per la chiave trovata.
«Notò allora un tavolino a tre gambe, tutto di vetro forte, sul quale non c’era nulla all’infuori di una minuscola chiave d’oro. (…) Mentre riprovava a fare il giro, per la seconda volta, si trovò davanti a una barriera che prima non aveva visto; dietro c'era una porticina alta meno di mezzo metro: infilò la chiavina nella toppa… Che bellezza, era proprio la sua! Alice aprì e vide che la porticina dava su un piccolo corridoio, non più grande della tana di un topolino; s'inginocchiò e potè ammirare, oltre il corridoio, il più bel giardino che si possa immaginare. Come si struggeva di uscire da quella sala semibuia e passeggiare fra quelle aiuole tutte fiorite, fra quelle fresche fontane! Ma come fare, se per quel buco non ci passava nemmeno la testa?»2
Alice in Wonderland
di Júlia Sardà
Fleurus Editions, France
L’iniziato è sempre alla ricerca di porte e si ingegna per trovare le chiavi.
Nella fiaba La vecchia nel bosco una povera servetta è l’unica sopravvissuta nel folto bosco, dopo che i banditi hanno depredato la carrozza dei suoi padroni.
«Stava lì già da un po’, quando arrivò una colomba bianca, con una piccola chiave d’oro nel becco. La posò sulla sua mano e disse: “Vedi quel grande albero laggiù? C’è una piccola serratura, aprila con la chiavetta, e troverai cibo abbastanza da non aver più fame.” La ragazza andò fino all’albero, aprì la serratura e trovò del latte in una ciotolina e pane bianco da intingere, abbastanza per sfamarsi. (…) La colomba tornò con un’altra chiavetta d’oro nel becco e disse: “Apri quell’albero laggiù, e troverai un letto”. Lei lo aprì, trovò un bel letto morbido, pregò il buon Dio di proteggerla nella notte, e si mise a dormire. (…) La mattina la colomba tornò per la terza volta portando nuovamente la chiavetta e dicendo: “Apri quell’albero laggiù e troverai dei vestiti.” Lei l’aprì e trovò abiti intessuti d’oro e gioielli, ancora più splendidi di quelli di una principessa. Così rimase a vivere per qualche tempo, con la colomba che arrivava ogni giorno a procurarle tutto ciò che le serviva.»3
La fanciulla riesce a sopravvivere nel bosco grazie ai doni magici della colomba, che si scoprirà poi essere un principe vittima di un sortilegio.
L’albero è un elemento portante, dal significato profondo legato alla vita: offre riparo, nutrimento, cambiamento, trasformazione.
Il giro di chiave è il segnale segreto che dà avvio alla prodigiosa trasformazione degli alberi in porte che contengono elementi necessari alla fanciulla, la quale entra dentro per trovarne l’essenza.
La chiave permette di superare una soglia per poter andare oltre un limite e accedere al più bel giardino che si possa immaginare, il giardino del sé, dove cercare accettazione, equilibrio e ogni strumento indispensabile per fronteggiare le sfide della vita.
Dietro le innumerevoli porte che si presentano nell’immaginario troviamo quindi un qualcosa custodito sotto chiave, protetto e imprigionato: dietro la porta chiusa c’è la conoscenza proibita, il teatro della consapevolezza.
Ciò che più coinvolge e attira l’essere umano è il mistero, il segreto e il conseguente potere di violarlo. Le chiavi illuminano storie segrete, aprono finestre su significati nascosti, creano nessi imprevisti fra cose e persone.
Il potere delle chiavi è quello di possederle: solo coloro che possiedono la chiave, segni o parole, possono accedervi mentre gli altri restano al di fuori.
«Da quasi una settimana il sole continuava a splendere sul giardino segreto. Era così che Mary lo chiamava dentro di sé: quel nome le piaceva, e ancor più le piaceva la sensazione che, una volta chiusa dentro quei vecchi muri, nessuno sapesse dove si trovava. Era come starsene al di fuori del mondo, in qualche luogo incantato. I pochi libri che aveva letto e aveva amato erano stati libri di fiabe, e in una di quelle storie erano descritti dei giardini segreti.»4
Ogni invenzione contiene una ribellione: Mary e la sua solitudine, la sua noia, la sua curiosità, raggiungono qualcosa che per anni era stato nascosto. Dopo essere stato chiuso dallo zio il giorno in cui, in seguito ad un caso disgraziato, sua moglie vi ha trovato la morte, il giardino viene curato dalla ragazzina orfana, egoista e capricciosa, che in gran segreto, lo fa tornare all’antico splendore.
E nel momento il cui decide di riportare alla vita il giardino abbandonato a sé stesso, avviene la maturazione del suo carattere: Mary si rende conto di cosa non vuole (più) essere, trova una catarsi nella natura.
La natura ha il potere di guarire le ferite del corpo e dell’anima, Mary cambia l’ordine delle cose nella grande, labirintica villa dalle misteriose stanze disabitate, porta alla luce il giardino segreto, lo spazio misterioso in cui ci diciamo tutto, l’hortus conclusus, custode della nostra parte più intima, dei nostri sogni, dove ci sono speranze e attese.5
La chiave indicatagli dal pettirosso le ha permesso di rivelare qualcosa di profondo, l'accesso a verità universali confinate e dedicate a pochi intimi eletti, pronti al rito di iniziazione.
Barbablu
di Gustave Dorè
Note bibliografiche
1Cfr. Gasperoni, V., Panella, M. (2008). Dal mondo antico al Cristianesimo sulle tracce di Giano. Il simbolismo della porta e del passaggio in relazione al Dio bifronte. Perugia: Morlacchi.
2 Carroll, L. (2003). Alice nel paese delle Meraviglie. Alice nello specchio. Firenze: Giunti. (p. 8)
3 Grimm, J. & W. (2015). Tutte le fiabe. Roma: Donzelli. (pp. 561-562)
4 Burnett, F. H. (2011). Il giardino segreto. Ediz. Integrale. Milano: Rizzoli. (p. 52)
5 Cfr. Faeti, A. Postfazione a Burnett, F. H. (2011). Il giardino segreto. Ediz. Integrale. Milano: Rizzoli.
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